Proprio nei giorni di presentazione del rapporto Clusit sul crimine informatico, un gigantesco furto di dati è stato commesso contro JP Morgan finita nel mirino degli hacker.
Questo è il secondo attacco hacker nei confronti della prima banca degli Stati Uniti JP Morgan, questa volta sono stati violati ben 80 milioni di conti correnti in 60 server, i pirati. ha detto un interno, non hanno rubato però informazioni cruciali né dati relativi all’identità degli utenti.
E’ stata rilevata anche la provenienza dell’attacco informatico, a quanto riporta il New York Time il furto di dati sarebbe partito dall’Europa Meridionale e forse anche dall’Italia. I primi attacchi hacker erano stati invece attribuiti a gruppi organizzati russi per via delle sanzioni. Jp Morgan non ha rilasciato altre dichiarazioni e approfondimenti ma ha rivelato una situazione ben più gravi sui diversi attacchi hacker subiti in questi mesi. I dati a rischio che detiene l’istituto finanziario appartengono a singoli, individui e piccole imprese che potrebbero subire grossi danni da un uso improprio delle informazioni ottenute anche se gli interni assicurano che non ci saranno conseguenze e che non sono stati sottratti né soldi né informazioni finanziarie.
Il Caso JP Morgan avviene proprio in un momento di forte studio dei casi e dell’evoluzione del cybercrimine, il rapporto Clusit redatto da esperti italiani e presentato oggi al Security Summit di Verona nel mese europeo della sicurezza informatica, ha riportato le seguenti percentuali: il cybercrimine è cresciuto del 60%, il 26% degli attacchi è rivolto al settore governativo e il 12% contro i Social, cresce anche l’attivismo in rete al 29% ed è stato coniato a proposito un termine, hacktivism, che identifica gruppi di varia natura che realizzano attività di disturbo su Internet per richiamare l’attenzione o per protesta contro sistemi economici o governativi.